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Le leggi razziali nell’Italia fascista

Nel novembre del 1938, nell’Italia fascista vennero promulgate le leggi razziali, che colpirono duramente la minoranza ebraica, in ogni aspetto della vita pubblica, fino alla deportazione. Le leggi antiebraiche furono applicate con particolare tenacia al mondo della cultura e della scuola, allontanando dalle aule scolastiche migliaia di persone, tra studenti e personale adulto.

L’Irsifar propone alle classi, su questo tema, un’attività didattica costituita da una lezione in modalità asincrona (30 minuti) e un laboratorio in modalità sincrona (50 minuti).

La lezione sulle leggi razziali si può trovare a questo link:

https://www.raiplay.it/video/2020/12/Nina-Quarenghi-Cinzia-Iossa-1938-Le-leggi-antiebraiche-in-Italia-7b1baddd-0154-4e17-b05b-8753f053ba5a.html?wt_mc=2.www.fb.raiplay_dati.&fbclid=IwAR1PLF1IsrpQNX8Z2QC2XlZw6rxTlgHwRPnudq1cuMtMz38nenH2EDY1mfo

Nel laboratorio, attraverso l’analisi di documenti di varia natura, affronteremo passo dopo passo il percorso che, dalla persecuzione dei diritti, portò alla persecuzione delle vite. 

Costo del laboratorio: offerta libera.

Il laboratorio si può prenotare in qualsiasi momento dell’anno scrivendo a: irsifar@libero.it

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Quartieri resistenti | Piazza Bologna. Antifascismo in un quartiere fascista

di Eva Masini

Le origini del movimento Scintilla e il contributo del corpo della Guardia di finanza alla Resistenza romana. Il comando del V Gap e il territorio come retrovia organizzativa di azioni partigiane. Guardare all’opposizione al nazifascismo dall’angolazione di un quartiere di ceto medio nato nel cuore degli anni del regime fascista e, più o meno intimamente, identificato con esso.



Bibliografia di riferimento

Strazzera Perniciani, Umanità ed eroismo nella vita segreta di Regina Coeli, Roma, Azienda libreria Amato, 1950.

Masini, Piazza Bologna. Alle origini di un quartiere “borghese”,Milano, Franco Angeli, 2009.

Masini, Occupazione e Resistenza in un quartiere di ceto medio, in IRSIFAR (a cura di), Roma durante l’occupazione nazifascista, Milano, Franco Angeli, 2009.

Raponi, Scintilla nella Resistenza romana, Roma, Edizioni Associate, 2010.

Mogavero, I muri ancora ricordano… Epigrafi, monumenti e memorie della guerra e della Resistenza a Roma (1924-1945), Bolsena, Massari editore, 2016.

Immagine in evidenza: Il palazzo postale di Ridolfi in costruzione.
Immagine nel testo: La caserma Piave in viale XXI aprile, dopo il bombardamento del 10 marzo 1944.
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Maria Michetti, una donna nella Resistenza romana

di Donatella Panzieri

Tra le partigiane romane merita un ricordo Maria Michetti per la sua Resistenza “di genere”.

la pagella di Maria Michetti

Nata nel 1922, di famiglia borghese non fascista, dal 1936 è studentessa del Liceo Visconti dove alcuni suoi autorevoli professori, che pure portano il distintivo del partito, sono contrari al regime e contribuiscono alla sua formazione critica.

Maria ha la sua prima, netta presa di coscienza, quando nel 1938 vede scomparire dalla sua classe alcuni compagni ebrei per effetto delle leggi razziali.

Nel 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia in lei crescono l’avversione al fascismo e la volontà di fare qualcosa “contro”, che trova uno sbocco nel contatto con alcuni militanti del partito comunista. La diffusione del foglio clandestino de “l’Unità” è la prima attività antifascista di Maria, che la porta poi nei nove mesi dell’occupazione nazista alla partecipazione alla Resistenza, inserita in una delle zone nelle quali Roma è stata divisa dall’organizzazione comunista. La sua comprende Trastevere e vaste zone limitrofe. Maria ha il ruolo di staffetta e tutte le mattine va dall’abitazione di famiglia situata nella remota periferia del Casaletto , zona Portuense , fino al centralissimo Borgo dove il responsabile cittadino del partito ha una base segreta. Maria va a prendere notizie, ordini, che poi deve trasmettere attraverso una serie di appuntamenti con altre ed altri partigiani in vari luoghi della città. L’altro suo compito è quello di fare il “lavoro di massa” tra le donne di Trastevere, in particolare le operaie del tabacchificio di Piazza Mastai, poi di Trionfale, della Magliana per sollecitare forme di opposizione ai nazifascisti.      

Tra le donne Maria fa le prime prove della sua esperienza politica, partecipando con altre studentesse ad una vera e propria scuola di partito, tenuta dalla comunista Egle Gualdi, operaia carcerata e confinata, poi fuoriuscita in Francia e tornata a Roma dopo la caduta del regime. Maria impara da lei come scrivere un volantino, come parlare alle donne dei rioni, impara quali siano le regole da seguire nell’attività cospirativa ed in quella di massa.       

Quando alla fine di marzo del ’44 le autorità occupanti naziste riducono la razione giornaliera pro capite di pane da 150 a 100 grammi e quando per reazione iniziano le prime spontanee manifestazioni di protesta davanti ai forni, le ragazze partigiane come Maria si impegnano affinché la protesta sia organizzata, abbia anche una valenza politica antinazista e antifascista. Per questo Maria racconterà di avere fatto, prima delle molte azioni contro i forni ed i magazzini di farina

nelle case, nelle cucine, nelle camere da letto moltissime piccole riunioni di donne, donne parenti, donne amiche tra loro, donne che si fidavano l’una dell’altra. Riunioni nelle quali potevano parlare e da questo piccolo gruppo traevano la forza di uscire di casa, di esporsi, agire, dimostrare la loro volontà di vita!  Parole di donne, esperienze di donne, che lì hanno cominciato a parlare, che molto spesso, senza più uomini dentro la loro casa hanno cominciato ad acquistare il senso del proprio valore, la consapevolezza che la loro vita aveva un valore.

Dopo l’arrivo degli americani a Roma, il 4 giugno 1944, Maria continua il lavoro politico tra le donne romane nel partito comunista e nell’Unione donne italiane, l’UDI, fondata a settembre 1944 nell’Italia liberata come grande organizzazione di massa che possa abbracciare tutte le donne con la sola pregiudiziale dell’antifascismo, nello spirito del CLN.

immagine tratta dagli Archivi dell’UDI

Maria diventa una dirigente molto popolare nei rioni che ha instancabilmente percorso da partigiana ed anche nelle borgate come la Valle dell’Inferno alle prese con gli enormi disagi del dopoguerra.

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Quartieri resistenti | Nel nido di vespe

di Anna Balzarro

La lente di ingrandimento sui quartieri consente di capire le tante realtà di cui è composta la Resistenza romana. Divisa in 8 zone partigiane, Roma vive più forme di opposizione all’occupante che vanno dalla resistenza armata, al lancio di chiodi a quattro punte lungo le principali vie di comunicazione che portano al fronte, o all’aiuto verso chi è costretto a nascondersi. Se questo è visibile in tutta la città, tuttavia è nei quartieri popolari che si colgono con particolare vivezza le molteplicità di aspetti che nascono, tra l’altro, dall’intreccio tra lotta organizzata e ribellione spontanea.

Ma la partecipazione alla resistenza lascia un segno anche nella fisionomia futura di quei quartieri.

Ancora oggi se ci inoltriamo per il Quadraro, quartiere della periferia sud-est della città a ridosso della via Tuscolana, ci accorgiamo che la Resistenza e il rastrellamento del 17 aprile del 1944, che costò la deportazione di diverse centinaia di uomini in campi di lavoro, hanno lasciato tracce indelebili.

 


Vignette di Vauro tratte dei cartoncini invito per il 59esimo e il 60esimo anniversario del rastrellamento del Quadraro (aprile 2003 / aprile 2004).
Quartieri resistenti: nel nido di vespe del Quadraro

Ancora oggi se ci inoltriamo per il Quadraro, quartiere della periferia sud-est della città a ridosso della via Tuscolana, ci accorgiamo che la Resistenza e il rastrellamento del 17 aprile del 1944, che costò la deportazione di diverse centinaia di uomini in campi di lavoro, hanno lasciato tracce indelebili.

Pubblicato da Irsifar Roma resistente su Domenica 26 aprile 2020
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Istria: gli sguardi di due generazioni

Lunedì 10 febbraio 2020, alle ore 17.30, in occasione del Giorno del Ricordo, l’Irsifar invita la cittadinanza all’incontro “Istria: gli sguardi di due generazioni”, nel quale Anna Maria Mori e Silvia Dai Pra’, due autrici di differente generazione, dialogheranno sul dramma dell’Istria e del confine orientale italiano. Coordina Guido Crainz.

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L’Annale IRSIFAR 1998

Indice

LA MEMORIA DELLA LEGISLAZIONE E DELLA PERSECUZIONE ANTIEBRAICA NELLA STORIA DELL’ITALIA REPUBBLICANA

  • Presentazione, di Anna Rossi-Doria
  • Tra rimozione e memoria: antisemitismo e Shoah nel mondo cattolico, di Giovanni Miccoli
  • Identità ebraica e identità italiana nel ricordo dell’antisemitismo fascista, di Guri Schwarz 
  • La memoria della persecuzione a Torino, di Fabio Levi
  • Il 16 ottobre nella memoria cittadina, di Francesca KochSimona Lunadei
  • ‘Occorre vedere e non guardare in aria’, di Pupa Garribba 
  • La difficile staffetta della memoria, di Fiorella Farinelli
  • Nuovi sguardi sull’antisemitismo italiano, di Annabella Gioia
  • Il percorso intellettuale di Enzo Forcella, di Guido Crainz
  • Il premio Nicola Gallerano 1998
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L’Annale IRSIFAR 1997

L’IDEA DI CONTEMPORANEITÀ E LA TRASMISSIONE STORICA

Indice

  • Presentazione

Memoria storica e comunicazione tra generazioni

  • Identità giovanile e memoria storica, di Alessandro Cavalli
  • Goldrake e l’angelo della dimenticanza. Trasmettere memoria, trasmettere oblio, di Marino Sinibaldi
  • La comunicazione tra generazioni nella scuola, di Marita Rampazi

L’idea di contemporaneità

  • L’idea di età contemporanea. Appunti per una ricerca, di Mariuccia Salvati
  • Note per un saggio sulla pittura contemporanea e il mondo, attraverso segni indiretti o apparentemente diretti, di Mauro Fabi
  • La contemporaneità vista da un compositore, di Giancarlo Schiaffini
  • Lettera a una signora di Parigi. (Forbidden games), di Antonio Tabucchi
  • Il contemporaneo nella percezione degli studenti, di Elda Guerra
  • La crisi dell’idea di progresso: guerre totali, Auschwitz e Hiroshima, di Giovanni Gozzini
  • Centri e periferie del mondo: la mondializzazione, di Alessandro Triulzi
  • Mondializzazione e globalizzazione: le rilevanze didattiche, di Gemma Luzzi
  • Memoria e documentazione, di Enzo Collotti
  • Uno spazio aperto sul labirinto dell’altra storia, di Luca Zevi

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L’Annale IRSIFAR 1996

Indice

  • Il ritorno dell’Annale IRSIFAR
  • Uno storico e la sua generazione: Nicola Gallerano, di Mariuccia Salvati
  • Presentazione della ricerca: ‘La struttura industriale di Roma tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta’
  • Alcune osservazioni su Roma operaia durante il fascismo, di Paola Salvatori
  • Stato e industria culturale. La cinematografia romana dalla crisi del ’29 alla caduta del fascismo, di Simone Misiani
  • Roma città industriale? Il dibattito tra Democrazia cristiana e Partito comunista (1945-1959), di Grazia Pagnotta
  • La questione nazionale in Italia, a cura della Sezione didattica dell’IRSIFAR
  • Studiare/insegnare il Novecento, di Annabella Gioia – Gemma Luzzi
  • Divulgazione scientifica e fruibilità didattica: due aspetti dell’ipertesto sulla Resistenza, di Marco De Nicolò
  • Frontiera della storiografia e identità nazionale nell’ipertesto sulla Resistenza, di Bruno Tobia
  • Il processo Priebke: una sentenza senza memoria, di Annabella Gioia
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